Perché mangiare poco non vuol dire perdere peso
Quante volte ci siamo trovati, almeno una volta, ad affrontare diete assurde, stressanti, a dir poco restrittive, cercando risultati immediati e drastici, senza poi riuscire a mantenerli? Sarebbe importante chiarire che al di là della distribuzione dei macronutrienti (non è vero che tutti necessitano della cosiddetta distribuzione mediterranea con 55% carboidrati, 15-20% proteine e il resto costituiti dai grassi), un ruolo altrettanto fondamentale è svolto dalla restrizione calorica che vado ad applicare e dall'effetto che quest'ultima genera sul funzionamento tiroideo e di conseguenza sul metabolismo basale. La tiroide è una ghiandola endocrina che svolge diverse funzioni, tra cui quella di produrre un ormone chiamato T4 che viene poi convertito in T3 (forma attiva) tramite una reazione catalizzata dall'enzima deiodinasi. In medicina si descrivono due condizioni caratterizzate da bassi livelli di T3 circolanti a fronte di normali livelli di T4 e TSH, chiamate "euthyroid sick syndrome" e "low T3 syndrome". Quando FT3 diminuisce mentre FT4 e TSH rimangono normali, è generalmente accettato essere la conseguenza di un'alterazione extra-tiroidea del metabolismo ormonale. Patologie renali e epatiche, o molto più comunemente restrizioni caloriche, possono essere causa di un'alterazione nel metabolismo tiroideo e giustificare un recupero di peso considerevole non appena si abbandona la dieta. Un regime fortemente ipocalorico associato ad un altro errore abbastanza comune che è rappresentato dall'eliminazione dei carboidrati dalla dieta (dimenticando che il metabolismo tiroideo è sopratutto stimolato dai carboidrati), non producono altro effetto che rallentare il funzionamento tiroideo e quindi la conversione di T4 in T3, determinando come risultato ultimo, un abbassamento del metabolismo basale.